Da Per sempre giovani
La dieta macrobiotica
a cura di Michela Freddio
Come è nata
La scienza della macrobiotica deriva da un’antichissima filosofia orientale,
risalente a circa 5.000 anni fa, ripresa dal filosofo giapponese Georges Ohsawa.
Tra gli anni Venti e i Sessanta Ohsawa si impegnò per promuovere in Europa e in
America la diffusione di tradizioni orientali quali l’arte del tè, il bonsai, lo
judo, l’agopuntura e la filosofia cinese dello yin e dello yang, con particolare
attenzione agli effetti dei cibi sulla salute. Secondo questa filosofia,
infatti, il cibo, costruendo e modificando il corpo fisico, interagisce anche
con la mente e lo spirito.
Nel nostro Paese la macrobiotica si è diffusa soprattutto grazie a Mario
Pianesi, che circa trent’anni fa iniziò a seguirla per motivi personali. Lesse
Lo Zen Macrobiotico di Georges Ohsawa e cominciò a sperimentare i piatti
curativi elencati nel libro; attratto dalla saggezza delle antiche teorie
cinesi, iniziò a studiare e ad approfondire le teorie dello yin e dello yang
finché, nel 1980, fondò un’associazione culturale molto attiva e rigorosa nello
sviluppo e nella divulgazione della macrobiotica in Italia.
I cultori della macrobiotica la considerano la scienza della salute e della
longevità: il suo scopo è permettere all’individuo di raggiungere l’equilibrio
energetico, attraverso la comprensione delle strette relazioni tra l’uomo, la
sua alimentazione, il suo stile di vita e l’ambiente in cui vive.
Alla base di questo approccio, come accennato, c’è il principio di yin e yang,
forze opposte e complementari tra loro a partire dalle quali ogni cosa del mondo
può essere spiegata. Yin è la forza centrifuga, che va verso l’alto e verso
l’esterno e produce espansione, silenzio, calma, freddo e oscurità; yang è la
forza centripeta, che va verso il basso e verso l’interno e produce contrazione,
suono, calore e luce.
Secondo la filosofia macrobiotica ogni cibo, situazione e fenomeno può essere
più yin o più yang, ma tutto si muove all’interno di un equilibrio molto
dinamico e passibile di cambiamenti per l’influenza di molteplici fattori. Anche
la scelta del cibo più «giusto» per ognuno di noi dipende da tanti aspetti che
possono spostare l’equilibrio di un organismo: età, sesso, costituzione fisica,
tipo di attività svolta, stato di salute o malattia, stagione, zona geografica e
clima. Per esempio lo stesso alimento che per una persona malata può essere
curativo, per un’altra, sana, può creare uno squilibrio. Pure le modalità di
preparazione del cibo possono modificare i suoi effetti sull’organismo: la
cottura, per esempio, rende il cibo più yang, quindi è più adatta in inverno,
mentre in estate bisognerebbe consumare ingredienti crudi o cotti solo per breve
tempo.
Ecco alcuni esempi della suddivisione yin e yang:
YIN |
|
YANG |
Passivo, lento |
|
Attivo, veloce |
Mentale |
|
Fisico (sport) |
Freddo (inverno) |
|
Caldo (estate) |
Cibi che rinfrescano |
|
Cibi che riscaldano |
Tessuto adiposo |
|
Muscoli-ossa |
Buio (notte) |
|
Luce (giorno) |
Femminile |
|
Maschile |
Acido(aceto, limone), piccante |
Cereali integrali (riso, orzo, avena, miglio) |
Salato (sale marino integrale) |
Dolce (zucchero) |
|
Amaro |
Crudo |
|
Cotto |
Frutta |
Verdure |
Carne |
Alcolici |
|
|
Acqua |
|
Fuoco |
La macrobiotica presta la massima attenzione alla qualità dei cibi, la cui
produzione deve essere effettuata nel totale rispetto dell’ambiente: è
fondamentale vivere in armonia con la natura, amarla e rispettarla, poiché ciò
significa amare e rispettare se stessi. Di conseguenza sono necessarie e
imprescindibili la scelta ecologica delle attività produttive, la ricerca della
genuinità e la valorizzazione di una cultura più incline ai ritmi della natura e
delle stagioni. Per questo il cibo prodotto secondo le regole della macrobiotica
viene sottoposto a un controllo accurato di tutta la filiera e possiede una
grandissima forza nutrizionale; è un cibo estremamente sano e «vivo». Infine, è
importante anche il modo in cui ci si alimenta: ogni pasto dovrebbe essere
masticato a lungo, consumato in un ambiente sereno e salutare, godendo della
compagnia di altre persone.
Cosa si mangia
L’ingrediente fondamentale del tipico pasto macrobiotico (ne costituisce il
50-55%) è rappresentato dai cereali nella loro forma integrale o semi-integrale.
Il più importante è il riso, da secoli il cereale più consumato dall’uomo e
l’unico che cresce al contempo su terra, aria e acqua, assorbendone le energie
così da risultare ricco di tutte le sostanze indispensabili per l’organismo:
carboidrati, proteine, grassi, sali minerali, vitamine ed enzimi. Considerato
uno dei cibi più ricchi dal punto di vista nutrizionale, è il più equilibrato
dal punto di vista yin-yang e il più «curativo».
Un terzo del pasto sarà rappresentato da verdure crude e/o cotte, sempre di
stagione e possibilmente coltivate nella zona in cui si vive, facendo attenzione
a utilizzare in proporzione equilibrata verdure a foglia (per esempio insalate,
cavoli eccetera), radici (come le carote) e bulbi (per esempio cipolle).
Il 6-8% del pasto sarà invece costituito da legumi, alimenti molto ricchi che
contengono una maggior quantità di proteine e grassi.
Il pane, la pizza e i dolci vengono prodotti esclusivamente con la lievitazione
naturale (cioè con la «pasta madre») e non si utilizzano mai lieviti chimici:
ciò fa sì che risultino molto più digeribili e possano essere consumati anche da
chi è allergico ai lieviti.
Come già accennato, il fattore «equilibrio» è fondamentale, perciò la cucina
macrobiotica presta anche un’attenzione particolare a utilizzare cibi che
rappresentino tutti e cinque i sapori (salato, acido, amaro, dolce e piccante):
come le cinque dita della mano sono, nella loro diversità, tutti indispensabili.
Inoltre vengono spesso utilizzate alghe marine (kombu, wakame, nori...),
particolarmente ricche di sali minerali, e semi oleosi. Questi sono molto
preziosi dal punto di vista nutritivo perché contengono tutte le energie
dell’ambiente concentrate al loro interno e possiedono la capacità di far
nascere e crescere un nuovo organismo vegetale. Tanto più il seme è selvatico,
tanto più sarà sano e forte. A questo proposito va sottolineato che c’è una
costante ricerca di semi antichi da parte dei cultori della macrobiotica:
alcuni, ormai rari, vengono recuperati dalle «banche dei semi» delle facoltà di
Agraria, che li conservano ancora intatti, puri e non modificati
dall’industrializzazione.
I condimenti impiegati sono sale, salsa di soia (tamari, shoyu), olio di oliva o
di semi, miso, e gomasio (semi di sesamo tostati e pestati con sale marino
integrale); si preferisce all’aceto di vino l’aceto di mele o l’agro di riso,
mentre per dolcificare si utilizza soprattutto malto di riso, miele o zucchero
di canna (non lo zucchero bianco, che è fortemente yin).
Per quanto riguarda le proteine si prediligono quelle vegetali dei legumi, o del
seitan (glutine di grano o di frumento). Tra quelle animali viene consumato per
lo più pesce fresco e non di allevamento e quasi mai carne; inoltre non vengono
praticamente utilizzati il latte e i suoi derivati.
Ci troviamo quindi di fronte ad un’alimentazione in cui le proteine (soprattutto
quelle animali) sono scarsamente rappresentate, mentre si consumano molti
carboidrati sani e favorevoli, con un indice glicemico piuttosto basso, che
permette quindi di mangiarne in quantità maggiore senza correre il rischio di
ingrassare.
Una macrobiotica per i nostri tempi
I principi della macrobiotica, purtroppo, non sono facilmente applicabili nella
loro interezza nel nostro tempo, fatto di fretta, preoccupazioni e ritmi di
lavoro intensi.
Un paio di anni fa mi sono trovata a mangiare un «piatto misto» in un ristorante
dell’associazione fondata da Mario Pianesi. Non conoscevo nulla della
macrobiotica, ma già da quella prima volta ho gradito molto il cibo e
l’atmosfera tranquilla di quel luogo. Da lì ho iniziato a documentarmi per
imparare il più possibile sulle teorie, la filosofia e la cucina macrobiotica.
Pur restandone affascinata, mi sono resa conto che, avendo attraversato oltre
5.000 anni di storia, questa filosofia sarà stata più volte reinterpretata nelle
varie epoche e culture, dando alla teoria una declinazione adattata al proprio
tempo e al proprio stile di vita. Ritengo di grande validità e importanza i
fondamenti della macrobiotica, ma credo che la loro applicazione più rigida sia
da riservare a persone con problemi di salute, che certamente possono essere
aiutate da questo tipo di approccio. Tuttavia chi è in buona salute potrebbe
essere meno rigoroso, pur rispettando i principi ispiratori di questa
straordinaria alimentazione.
Per spiegarmi meglio vorrei ricordare che per la macrobiotica occorre evitare il
più possibile gli estremi, cioè tutto ciò che è troppo yin o troppo yang.
Se una persona è sana e segue un corretto stile di vita, avrà dei buoni
«ammortizzatori» per far fronte più facilmente agli squilibri; quindi potrà
muoversi in un raggio d’azione più ampio, avvicinandosi di più ai due estremi
yin e yang, ma cercando comunque di mantenere un equilibrio. Potrà farlo non
solo sfruttando il cibo, ma anche altri elementi come per esempio l’attività
fisica, molto importante per una vita lunga e sana: lo sport fa muovere i nostri
muscoli e produce calore, perciò è molto yang, quindi potrebbe essere bilanciato
dal mangiare più frutta, che invece è yin.
Un altro esempio: secondo la filosofia macrobiotica essere competitivi è
sbagliato, in quanto determina uno squilibrio. In linea teorica, sopratutto
quando la competitività supera certi limiti, siamo d’accordo, ma nella società
moderna un atteggiamento un po’ competitivo è necessario per integrarsi e
affermarsi, altrimenti si rischia di essere tagliati fuori e rimanere isolati.
Allora, se vogliamo che nella nostra vita ci sia un po’ di competitività non
possiamo mangiare macrobiotico? Penso che questo non sia un motivo valido per
rinunciare ad alimentarsi con cibo sano e di ottima qualità: basta aggiungere
alla dieta rigorosa un po’ più di proteine (magari del pesce) o sale, che ci
rendono competitivi al punto giusto.
Alla luce di queste considerazioni, la mia attuale alimentazione è una
macrobiotica un po’ «modificata», ma mantengo sempre la massima attenzione alla
scelta dei cibi più sani e biologici.
In una giornata tipo faccio colazione con del tè verde o tè bancha con pane
macrobiotico e marmellata oppure girelle all’uvetta o muffins macrobiotici;
pranzo con pasta o riso macrobiotici (più spesso integrali), verdure e a volte
legumi, altre volte proteine vegetali come il seitan; a cena di solito mi
preparo una zuppa di verdure o verdure cotte accompagnate da proteine vegetali
(seitan) o pesce. Occasionalmente consumo anche uova o carne, se sono sicura che
provengono da fonti sicure (per esempio un pollo che so essere stato allevato a
terra da un contadino della zona), oppure formaggi, ma solo ogni tanto, poiché
sono cibi non troppo favorevoli.
In generale se mi capita di mangiare fuori o essere invitata a casa di amici,
mangio tranquillamente ciò che mi si offre sapendo che quella è un’eccezione e
non la regola.
Essendo un medico, so bene che è molto importante disintossicarsi frequentemente
per restare sani e giovani il più a lungo possibile: di solito il metodo
migliore è quello di consumare tanta frutta, ma secondo i principi della
macrobiotica la frutta è molto yin e andrebbe mangiata poco in inverno (la
stagione più yin), quindi la disintossicazione a base di frutta è più indicata
nella stagione estiva. Durante l’inverno potremmo sostituirla con riso e gomasio
(semi di sesamo e sale), cibo caldo e salato (yang).
In conclusione, nella mia dieta c’è una prevalenza di verdure, cereali, legumi e
pesce, ma non ho mai eliminato completamente carne, uova e formaggi; inoltre
almeno un giorno alla settimana mi disintossico e, ogni volta che posso, vado a
mangiare la buonissima pizza del ristorante macrobiotico: vi assicuro che non ha
nulla da invidiare alle classiche pizze, anzi!
Da "Per sempre giovani" Ed. Sperling & Kupfer
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